All’ultimo respiro

Credo che si debba cominciare a pensare a forme di resistenza efficaci. Una prima idea è quella di boicottare l’intero settore del lusso: basta acquistare vestiti il cui valore reale è poche decine di euro ma sono venduti a prezzi altissimi perché hanno l’etichetta di una marca dell’alta moda per poracci.
Se qualche milione di italiani partecipasse a questa mobilitazione potremmo infliggere un danno economico enorme con minime ricadute sull’occupazione, perché questi prodotti sono realizzati in paesi del terzo mondo e gli enormi guadagni finiscono tutti in barche di lusso, macchinoni, vita da nababbi. Si tratta di liberarci dal condizionamento a indossare i marchi di lusso, la nostra vita ne guadagnerebbe dal punto di vista economico e, ne sono certo, anche da quello dell’eleganza. Vestiamoci nei mercatini e nei piccoli negozi!
Pensateci.

Esegesi di “Il mondo al contrario” del gen. Vannacci (parte IV)

Links: 

Riprendiamo l’esame della recluta Vannacci ai fini della sua ammissione nel Battaglione Folgorati del dibattito. La commissione, costituita dallo scrivente Re del Ciociaristan meridionale e dal maresciallo Piddukov, entrambi nazionalisti arcaici, ricorda che i criteri di valutazione non riguardano le posizioni culturali e politiche dell’aspirante recluta bensì la sua capacità potenziale nel combattimento intellettuale, dunque la logicità dei ragionamenti, la loro corretta esposizione e tutte le qualità che sono necessarie per scendere nella violenta e spietata arena del dibattito. Non dissimilmente da ciò che accade nella fase di esame di un’aspirante recluta che intenda superare il corso di ammissione in un corpo speciale delle FFAA; fatte salve alcune ovvie preclusioni – ad esempio non essere un pacifista o un agente infiltrato da servizi segreti di altri paesi.
Il capitolo oggetto della presente prova è il quarto, intitolato: “LA SOCIETÀ MULTICULTURALE
E MULTIETNICA”. La tesi sostenuta è già compresa nella citazione iniziale, che riportiamo:
 

 

«Un Paese composto di più civiltà è un Paese che non appartiene a nessuna civiltà ed è privo di un suo nucleo culturale costitutivo. La storia dimostra che nessuna nazione così costituita può durare a lungo come nazione coesa. (Samuel P. Huntington)»
Una breve nota metodologica: si può non essere d’accordo con la tesi (non è il caso della commissione d’esame) tuttavia è bene che, sia nel sostenerla che nel combatterla, ciò avvenga utilizzando categorie di pensiero ben fondate e non invenzioni e dati di realtà falsi, posti al servizio dei propri desideri. La commissione potrebbe promuovere o respinge anche la tesi opposta, ma sempre ispirandosi ai criteri di validità e consistenza dei ragionamenti proposti. Vi anticipiamo che, nel caso della prova della recluta Vannacci la commissione, pur condividendo il nucleo della tesi proposta, non ha potuto non rilevare alcune incongruenze, contraddizioni e omissioni che non le hanno permesso di ottenere un voto pieno, pur risultando la prova sufficiente.
Allo stesso tempo, la commissione ricorda e sottopone alla vostra attenzione la sconcertante debolezza argomentativa di molti osservatori che, assistendo alla prova, hanno espresso giudizi completamente negativi. A mo’ di esempio citiamo: «Fu nel 1975, quando con tutta la famiglia ci trasferimmo a Parigi che, per la prima volta, cominciai a venire a contatto quotidianamente con persone di colore. Mi ricordo nitidamente quanto suscitassero la mia curiosità tanto che, nel metrò, fingevo di perdere l’equilibrio per poggiare accidentalmente la mia mano sopra la loro, mentre si reggevano al tientibene dei vagoni, per capire se la loro pelle fosse al tatto più o meno dura e rugosa della nostra.»
Questo passaggio è stato rilanciato dai critici sui social, e pubblicato perfino sulla grande stampa, credendo di dimostrare chissà cosa o, forse, per ottenere un risultato nascosto, vale a dire promuovere l’immagine del Vannacci nel mentre si finge di attaccarlo. Se così fosse, allora si dovrebbe non solo apprezzare l’abilità delle menti raffinatissime che hanno concepito questo stratagemma, ma anche restare sorpresi dalla facilità con cui i bersagli di questo tranello ci sono caduti. La commissione d’esame del Battaglione Folgorati del dibattito è ovviamente ben allenata a riconoscere questi, e ben più elaborati tranelli, che un guerriero incontra in battaglia.
Tornando all’esame, la recluta parte immediatamente all’attacco: «L’elogio della società multiculturale e multietnica e l’ineluttabilità dei flussi migratori rientrano appieno tra questi filoni ideologici e rappresentano uno degli ambiti in cui il mondo ci appare veramente al contrario.»
L’obiettivo dell’attacco è immediatamente esplicitato, una tattica che presenta vantaggi e svantaggi; tutto dipende da chi ci si trova di fronte, cioè dalla platea alla quale sono indirizzate le argomentazioni. Se essa è costituita da lettori semplici, e non da fini intellettuali, il vantaggio è evidente. Immaginate un lettore medio, costantemente bombardato da una promozione del fenomeno migratorio descritto come un fatto positivo, il quale alla fine si è fatto convincere nel mentre è costretto, tutti i giorni, a fare i conti con una realtà fatta di insicurezze, scomodità, senso di estraneità (ad esempio quando viaggia in un vagone della metropolitana o su un autobus)! Per costui entrare in contatto con una scrittura così diretta, che esplicita immediatamente la tesi contraria a quella che è stato indotto a sussumere dalla propaganda, l’effetto può essere dirompente, liberatorio, spingendolo ad esclamare: “è vero!“.
Ovviamente è necessario che la diffusione del libro sia ampia, che se ne parli, ed anche che ciò avvenga in un periodo dell’anno in cui il tempo da dedicare alla lettura è maggiore che in altri, come le vacanze estive. Un periodo dell’anno in cui è anche più facile scambiare idee con persone nuove, ad esempio in spiaggia o in un chiosco all’aperto sorseggiando una birra. Se il libro di Vannacci non è solo il frutto di una decisione personale, ma rientra nel quadro di un’operazione più vasta di conquista dell’egemonia culturale, allora chi l’ha ideata merita l’applauso della commissione d’esame!

 

E’ bene ribadire che questa riflessione non equivale ad una critica alla tesi della recluta né implica altro, ma serve a ricordare, ancora una volta, che la battaglia per l’egemonia culturale è violentissima, che in essa si utilizzano tutte le armi a disposizione, compreso l’inganno, e che in democrazia funziona così.
La recluta Vannacci insiste con foga: «In poco più di quarant’anni la nostra società è cambiata drasticamente e, con essa, hanno iniziato a barcollare molte certezze che davamo per scontate. Quest’affermazione è alquanto banale poiché sono ormai lustri che sentiamo parlare di globalizzazione, di confini permeabili e di perdita della sovranità. Al solito, tuttavia, vi sono stati ampi tentativi di camuffare quello che in realtà stava succedendo, di invertire i ruoli e di capovolgere le prospettive per fare apparire totalmente naturale ciò che in realtà non lo era affatto. L’elogio della società multiculturale e multietnica e l’ineluttabilità dei flussi migratori rientrano appieno tra questi filoni ideologici e rappresentano uno degli ambiti in cui il mondo ci appare veramente al contrario. Il pensiero comune è infatti ultimamente stato orientato a interpretare una società multietnica e multiculturale come un fattore estremamente positivo, un’idea progressista ed inclusiva ed un obiettivo a cui tendere imprescindibilmente poiché segno tangibile di arricchimento culturale e di evoluzione del genere umano.»

 

La commissione, davanti a questa combinazione di colpi, ha abbandonato per un istante la sua postura austera e ha applaudito. In particolare abbiamo apprezzato l’abile uso, in poche righe, di concetti come “perdita della sovranità“, “invertire i ruoli“, “mondo al contrario“.
Ci siamo anche domandati, io e il maresciallo Piddukov, quale potrebbe essere la nostra valutazione a valle di una lettura, con gli stessi criteri, di un libro della Murgia: padroneggiava, la scrittrice recentemente scomparsa, con pari abilità le armi della dialettica, oppure si trattava di un personaggio completamente costruito e assurto ad icona grazie alla potenza di fuoco mediatica che l’ha sostenuta? Ai posteri l’ardua sentenza.

 

Continua la recluta Vannacci (grassetto aggiunto): «La sottaciuta evidenza ci mostra quotidianamente che le società multietniche sono invece il prodotto di necessità alle quali abbiamo dovuto adeguarci gioco forza. Siano esse derivate dal colonialismo, dalla necessità di importare forza lavoro a basso costo, dalla globalizzazione, dalla permeabilità delle frontiere o da leggi e norme internazionali che vietano i respingimenti, il mescolamento di etnie e culture diverse che portano con sé valori e principi differenti e, talvolta, poco conciliabili è un fenomeno che subiamo obtorto collo lungi dal rappresentare quell’Eden che alcuni dissimulatori vorrebbero farci apparire.»
In questo passaggio la recluta Vannacci si espone a un facile contrattacco. Lo vedete il varco in cui un avversario potrebbe insinuarsi per infilzarlo come un tordo? Non lo vedete? Ve lo spiega la commissione!
Il punto è che non si possono citare evidenti atti di violenza, sia verso altri popoli che nei confronti del proprio, come il colonialismo, l’importazione di forza lavoro a basso costo, la globalizzazione, tutte scelte e comportamenti supportati o quanto meno ignorati da gran parte della platea di lettori ai quali è indirizzato il testo, senza che parta il colpo dell’avversario. E colpirebbe nel vivo, a meno che la recluta non possa farsi scudo di una coerente visione socialista, circostanza che non traspare affatto nel personaggio Vannacci. Già, perché è un dato di fatto che molti di coloro che oggi mostrano una crescente insofferenza nei confronti del fenomeno migratorio, al tempo della globalizzazione trionfante hanno invece appoggiato tutte le politiche aggressive, le guerre per “esportare la democrazia“, i provvedimenti di politica economica di stampo liberista che hanno spalancato le porte a quei flussi che oggi, in tempo di vacche magre e a valle della distruzione del welfare statale, appaiono per quello che sono: un processo di impoverimento per la maggior parte della popolazione che prelude alla messicanizzazione del Paese!
Continua la recluta Vannacci: «Non vi è autore del nostro Risorgimento che non esalti questo specifico paradigma. Tra le poche poesie studiate a memoria ai tempi della scuola ancora mi sovviene di “Marzo 1821” in cui il Manzoni si lancia in una definizione poetica di Patria come “una d’arme, di lingua, d’altare, di memorie di sangue e di cuor”.»
A questo punto la commissione ha dovuto ricordare alla recluta Vannacci che, così come l’ambientalismo senza socialismo è giardinaggio, il patriottismo senza socialismo è fascismo!
 

Quando la recluta Vannacci ha compreso l’errore argomentativo il sorriso, che gli si era stampato in faccia dopo l’applauso della commissione, è subitaneamente svanito, sostituito dalla smorfia preoccupata di quanti, respinti all’esame di ammissione nel Battaglione Folgorati del dibattito, non hanno altra scelta che tornare alla vita civile o fare domanda in quello di Pescaracas, guidato dal pelato amico!

Un vero peccato perché fino a quel momento la prova dell’aspirante recluta Vannacci era stata buona. Purtroppo neanche la valutazione della rimanente parte dell’argomentazione esposta nel IV capitolo è valsa a recuperare lo svarione. Al termine, la commissione ha redatto il verbale con un giudizio appena sufficiente. Vedremo, nelle prossime sedute di valutazione, se la recluta Vannacci riuscirà a ottenere un buon punteggio, ovvero dovrà rassegnarsi a entrare, ben che gli vada, in uno dei tanti corpi di propaganda che infestano i canali televisivi.

Esegesi di “Il mondo al contrario” del gen. Vannacci (parte II)

Link: Esegesi di “Il mondo al contrario” del gen. Vannacci (parte I)

Continuo la lettura del libro del Generale Vannacci.

A pag. 46-47 del testo dobbiamo riconoscere che il Generale, dopo gli svarioni sull’energia nucleare e la TAV Torino-Lione, centra il problema, anche se in verità si tratta di considerazioni già note ma alle quali gli ossessi della transizione energetica fanno orecchie da mercanti. Un punto per la giovane recluta del dibattito politico-culturale, Gen. Roberto Vannacci!
«La direttiva europea che impone il divieto di produzione e vendita di motori termici a partire dal 2035 è un’altra delle battaglie perse dell’ideologizzato mondo ambientalista. Oltre alle motivazioni empiriche ed oggettive che sommariamente illustrerò, questo assurdo accanimento invece di avvicinare i cittadini ai temi di uno sviluppo sostenibile li ha convinti che, più che un provvedimento ambientale, si tratti di una manovra economica e fiscale che punti a spostare sui privati il prezzo della cosiddetta transizione energetica e a limitare la libertà dei cittadini tramite una disincentivazione della mobilità privata. Prima di affrontare l’argomento specifico trovo estremamente utili due considerazioni che dovrebbero
aprire gli occhi anche ai più ideologizzati ecologisti dell’ultima ora. Se le emissioni di CO₂ sono il problema, è bene sapere che l’intera Unione Europea è responsabile solo del 7,3% delle emissioni totali mondiali17. Quindi, se noi “spegnessimo” integralmente l’Europa distruggendo tutte le fabbriche, le centrali e gli opifici, eliminando ogni autoveicolo e treno, affondando le navi e mettendo a terra gli aeroplani, abbattendo tutti i miliardi di animali degli allevamenti intensivi, disattivando tutti i sistemi di riscaldamento casalinghi e riducendo i 450 milioni di europei a cavernicoli senza neanche il diritto di accendere un fuocherello per ripararsi dal freddo, guadagneremmo solamente un misero 7% di emissioni globali di anidride carbonica a livello planetario. Un’inezia! Una quantità totalmente risibile ed ininfluente. Pensate, quindi, quale infinitesimale impatto possano avere tutti quei provvedimenti a livello europeo intesi a limitare le emissioni. Tanto per fare un raffronto e immergerci nella realtà discostandoci solo un attimo dall’ideologia, il dato che più impressiona è relativo al carbone, una delle fonti energetiche più inquinanti: nel 2022 Pechino ha concesso permessi per 106 gigawatt di capacità in 82 siti, il quadruplo della capacità approvata nel 2021 e pari all’apertura di due centrali a carbone ogni settimana. Cosa volete che conti l’Europa nel contesto planetario? Oltre il danno anche la beffa perché, mentre in Europa ci sveniamo a spese dei privati per incrementare l’energia prodotta da fonti rinnovabili, Pechino aumenta la produzione da centrali a carbone utilizzando tale energia super-inquinante per realizzare la componentistica necessaria per le rinnovabili esportate in Occidente.»
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Dopo ulteriori e inoppugnabili considerazioni da pag. 47 a pag. 55 del testo, la giovane recluta del dibattito Gen. Vannucci sintetizza così a pag. 56:
«l’Europa a trazione socialdemocratica e verde, sostenuta da una schiera ipocrita di politici nazionali, continua a sbandierare il risparmio in bolletta e la convenienza solo per spingere i cittadini a spendere, a spendere molto e a fornire quei capitali privati senza i quali la transizione energetica non si
farà! Il Pianeta Verde costa moltissimo e dovete spendere, svuotare le vostre tasche per far circolare la moneta e per foraggiare un’economia di consumo, non certo per il bene della Terra. Perché una cosa è sicura, questi due provvedimenti saranno inutili per risolvere il problema del cambiamento climatico ma sicuramente ci renderanno più poveri, meno autonomi e meno concorrenziali.
»
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Credo che questo sia uno dei passaggi che più hanno irritato i critici istituzionali della giovane recluta del dibattito, perché allude a un processo di natura finanziaria che il Generale non descrive nei suoi presupposti teorici limitandosi all’esempio pratico.
Sarò dunque io a farlo. Il grosso problema che il sistema finanziario globale si trova a dover fronteggiare è l’esplosione di liquidità causata dal processo D->D’, laddove D’ e D rappresentano la liquidità che si genera da quella precedente senza passare per una proporzionale crescita delle merci prodotte. Lo schema, come ci insegna Marx, dovrebbe essere D->M->D’, laddove M sono le merci prodotte a partire da D, le quali a loro volta giustificano l’aumento di liquidità a D’.
L’abnorme aumento della liquidità causato dall’applicazione pluridecennale e in misura crescente dello schema D->D’ deve essere riassorbito, ovviamente dal sistema del grande capitale privato, perché esso rappresenta una potenziale bomba inflazionistica capace di far saltare tutti gli equilibri finanziari. Ed ecco perché, sebbene la quota di produzione della CO2 in Europa sia marginale rispetto al totale, poiché questo continente disarmato e asservito all’egemonia anglo è detentore di una quota significativa della liquidità in eccesso, è proprio in Europa che deve essere messa in funzione la pompa finanziaria che svuoti i portafogli dei cittadini della liquidità in loro possesso: costringendoli a spendere per inseguire le farfalline della transizione energetica!
Ovviamente l’operazione dovrà essere rapida, e quindi imponente. Si spiega così l’accelerazione costante verso gli obiettivi dell’Agenda 2030, ad esempio con la decisione, appena assunta dalla Regione Piemonte, di anticipare di due anni la messa al bando dei veicoli diesel euro5.
Mettiamola così: la recluta Vannacci mostra segni di talento, l’istruttore Fraioli lo ha adocchiato e, dopo avergli corretto alcuni svarioni da Spina, adesso gli mostra come si eseguono manovre che la Spina nemmeno immagina. Vedremo se sarà capace di sostenere il duro allenamento che lo attende.

L’esame della Spina continua…

Esegesi di “Il mondo al contrario” del gen. Vannacci (parte I)

Sto leggendo “Il mondo al contrario” formato pdf de straforo (373 pagine), in attesa che mi arrivi il cartaceo regolarmente acquistato.

A pag. 47 leggo: “La recente intervista tragicomica di fronte al Ministro Pichetto Fratin della volubile ragazza dai lunghi capelli mori che irrompe in un pianto incontenibile a causa dell’ansia climatica ha del grottesco“.

Come sappiamo, l’evento citato risale al 30 luglio 2023. Bisogna riconoscere che l’autore, il gen. Vannucci, scrive velocemente.

Interviene l’amico Maurizio Barnaba che scrive: “Ognuno ha la possibilità di esprimere le proprie opinioni“.

Rispondo: “Senza dubbio, l’ho già detto e lo ribadisco: in Italia vige l’art. 21 della Costituzione. Adesso però sto leggendo il testo e bado sia alla forma che ai contenuti, oltre che alle meta-informazioni. Posso anticiparti, in merito ai contenuti, che io personalmente mi vergognerei di licenziare un testo con le contraddizioni che ho già rilevato nelle prime 50 pagine. Grosse contraddizioni, oltre a parecchi ragionamenti che fanno acqua da tutte le parti. Voglio sperare che la borraccia d’acqua del generale, durante le sue missioni, avesse meno buchi delle prime 50 pagine del suo libro. Continuo la lettura…

A pagina 54 del pdf leggo questa “pèèèrla“, laddove parla di “Commissione democraticamente eletta“. L’unica Istituzione “democraticamente eletta” nell’UE è il Parlamento, che tuttavia non ha poteri legislativi. Il buon generale ne è all’oscuro, evidentemente.

«L’unione Europea – chiamata ad assumere decisioni al riguardo ed influenzata dalla rilevante presenza dei verdi e dei partiti che ne sposano le teorie – ha preteso, per la stessa bocca dell’allora presidente della Commissione Jean Claude Junker, che alla Commissione democraticamente eletta dovesse essere lasciato almeno lo stesso spazio decisionale già concesso alla scienza.»

Le pèèèrle si susseguono a ritmo incalzante. A pag. 55 del pdf si legge:

«Secondo l’autorevole parere del professor Roberto Defez, scienziato del CNR e autore di numerose pubblicazioni “la demagogia, il populismo hanno evocato paure e fobie nei cittadini europei e stanno condannando l’Europa della Conoscenza a diventare l’Europa dei pregiudizi e degli egoismi. Le ambiguità di questa scelta tutta tesa a cercare un facile consenso – politico e delle grandi aziende europee – diventerà un tallone d’Achille dell’Europa. Già oggi il nostro continente coltiva circa quaranta milioni di ettari fuori dai propri confini per nutrire i suoi cittadini. Facile prevedere che, senza Ogm, le rese per ettaro diminuiscano ancora, senza poter combattere le malattie delle piante e gli aumentati stress idrici derivanti dai cambiamenti ambientali.

Altrettanto probabile è la conseguenza che ci porterà a dipendere da importazioni di derrate alimentari provenienti da altri continenti in misura sempre maggiore. Vieteremo gli Ogm adducendo motivazioni ambientali, mentre stiamo aumentando la necessità di trasporti di derrate da altri continenti con ancora maggiori impatti ambientali sulle emissioni di gas serra”.»

Il generale sembra ignorare che la superficie di terre coltivabili in Italia e in UE si è ridotta costantemente negli ultimi 20 anni, in concomitanza con la globalizzazione che ha reso conveniente importare derrate alimentari piuttosto che produrle, evidentemente in ragione dei minori salari che vengono pagati nei paesi poveri. Non è dunque la scarsità di terreni coltivabili che ci obbliga a importare derrate agricole, bensì un modello economico, quindi politico, esclusivamente teso al profitto e che ha annichilito ogni idea di “programmazione“. Un modello che necessita di essere difeso con le armi, circostanza dalla quale il generale trae il suo lauto stipendio e la posizione che occupa.

Adesso caffettino al baretto e poi si torna al lavoro…

Dopo il caffettino continuiamo con il lavoro di esegesi. A pag. 55-56 leggiamo:

«Allo stato attuale, e quale conseguenza di queste scelte ideologiche, l’Italia vieta la coltivazione di OGM ma, di contro, importa centinaia di tonnellate di OGM per produrre i prodotti tipici italiani generando un deficit annuo del settore agricolo che, nel 2017, si stimava in 5 miliardi di euro.

Fatto ancora più esilarante, nella sua assurdità, è la preoccupazione immotivata ma assillante verso il patrimonio genetico dei cereali e delle piante che si contrappone al menefreghismo totale circa il genoma umano: oggi, infatti, a prescindere dai nostri cromosomi, ci possiamo chiamare uomo, donna, trans o come ci pare solo in base alle nostre percezioni e abbiamo socializzato l’idea che l’essere genitori non discenda anche e soprattutto dai legami biologici e dal sangue, ma costituisca unicamente un atto di “amore”. La genetica applicata al genere umano è stata svilita a semplice “narcisismo”.»

Come prima osservazione, questo è un po’ come paragonare mele con patate, ma sia!

A proposito del divieto di coltivare OGM vigente in Italia pur consentendone l’importazione, mi domando se il Generale sia mai stato edotto, nei corsi che ha certamente seguito, sul concetto di “divisione internazionale del lavoro” guidata da scelte strategiche. Un esempio è il fatto che all’Italia, all’avanguardia nei settori dell’elettronica e dell’informatica, sia stato imposto di abbandonarli, mentre si è permesso al Giappone di produrre elettronica di consumo e alla Corea del Sud e Taiwan le memorie per computer e smartphone, MA a nessun altro paese, che non fossero gli USA, i microprocessori. Quella che il Generale presenta come una contraddizione è invece il frutto di una lucida scelta geopolitica, circostanza alla quale ovviamente Egli non accenna preferendo cogliere la contraddizione secondaria relativa alle politiche sul gender. Inoltre in Italia, pur vigendo il divieto di produrre OGM (si torni alla voce “divisione internazionale del lavoro“) la ricerca in questo ambito è invece all’avanguardia. Più che all’avanguardia! Siamo il paese dove la sperimentazione, con annessi rischi, è più intensa.

In un paese con un livello di cultura minimo come quello di chi scrive, questi due paragrafi sarebbero già sufficienti per screditare il libro e togliergli ogni possibile lettore; ma in Italia il livello di cultura reale, intesa come capacità di osservare e decodificare la realtà con un minimo di strumenti concettuali, è del tutto assente in gran parte della popolazione. Esso sopravvive in alcune nicchie di tradizione e formazione marxista che i neoliberisti semicolti, ormai conquistati alla religione marginalista, sdegnano col sorrisetto degli ebeti con laurea triennale.

Dai, correte ebeti a cercare il significato del termine “marginalista“🕵️‍♀️

Ovviamente nel testo del Generale ci sono anche posizioni che condivido. Ad esempio questa, a pag. 57 del pdf:

«Anche per i NO alle trivelle le minoranze ambientaliste ci hanno messo nella stessa paradossale situazione di rinunciare a quel poco di gas che abbiamo sotto la nostra zona economica esclusiva in Adriatico. Lo abbiamo lasciato ai Croati, che ringraziano, e hanno incrementato le loro estrazioni producendo quell’energia che, senza bisogno d’importarla, avremmo potuto produrre noi spendendo di meno e dando lavoro a migliaia di persone. Fortunatamente il governo ha recentemente sbloccato i permessi per estrarre gas e autorizzato nuove trivellazioni alla ricerca di possibili nuovi giacimenti.»

I cittadini del Frusinistan ricorderanno sicuramente le mie polemiche con i “sinistri” e alcuni ambientalisti di corte locali i quali, nel mentre criticavano la crescita del trasporto aereo, erano tuttavia troppo tiepidi nel contrastare la scelta insensata e folle di realizzare nella valle del Sacco un aeroporto che assorbisse il traffico di Ciampino e parte di quello di Fiumicino. La mia opposizione NON era al trasporto aereo, ma a una scelta tecnicamente sbagliata, come le autorità tecniche hanno successivamente sancito.

Per il diletto dei cittadini del Frusinistan sblocco un ricordo (26 marzo 2010): Mauro Buschini e l’aeroporto 2/2

Tuttavia mescolare argomentazioni serie e fondate con altre disgustosamente false è la tecnica che viene usata per catturare il consenso delle masse ridotte all’impotenza cognitiva. A pag. 57-58-59 il Generale si scatena, con un profluvio di falsità e ragionamenti da peracottaro.

«E fra i tanti NO si annovera anche quello alla TAV che va a riempire il cesto delle “non risposte” ai problemi del presente e del prossimo futuro. Perché per limitare le tanto odiate emissioni di CO₂ che attualmente il trasporto su gomma produce, l’alta velocità è l’alternativa realizzabile ora, nel mondo reale, lasciando perdere quello dei sogni.

Tenuto conto della saturazione e dell’inadeguatezza della vecchia linea ferroviaria del Frejus, l’opera è indispensabile per l’economia del Paese e fa parte di uno dei corridoi di trasporto europei più importanti. Nel 2017 le merci trasportate via terra verso la Francia, secondo partner commerciale dell’Italia, sono state quasi quarantacinque milioni di tonnellate. L’interscambio economico con i Paesi dell’Ovest Europa vale più di duecento miliardi con un saldo attivo di venti miliardi. Lo squilibrio del trasporto stradale (93% del totale) ai valichi francesi è il peggiore delle Alpi e produce inquinamento, congestione, incidentalità su tutta la rete autostradale. Uno degli effetti principali della nuova linea ferroviaria sarà proprio quello di contribuire al miglioramento dell’ambiente consentendo il trasferimento su rotaia della metà del totale delle merci trasportate a partire dal 2050. Per unità di peso trasportato, infatti, un treno produce un nono dell’anidride carbonica e delle polveri sottili della strada. La nuova infrastruttura consentirà di ridurre quasi della metà i costi di trasporto, di eliminare tre milioni di tonnellate di gas climalteranti ogni anno e di limitare in modo significativo il traffico e l’incidentalità sulla rete autostradale. Quale benefico effetto secondario, si apriranno nuove alternative per i passeggeri sulle tratte che da Milano e Torino vanno verso Lione, Marsiglia, Barcellona, Parigi e Bruxelles e che, con l’alta velocità, produrranno un decimo dell’inquinamento che attualmente viene generato con il trasporto aereo. Ma, non più tardi della fine del mese di luglio scorso, i facinorosi e violenti dimostranti si sono scagliati ancora contro i cantieri aperti a San Didero e a Chiomonte. Dopo aver inscenato sui prati di Venaus il festival dell’“Alta Felicità”, vendendo ammennicoli rappresentanti il “treno crociato” e pietanze

rigorosamente vegane a prezzi incredibili giustificati dall’autofinanziamento della protesta, i circa duemilacinquecento manifestanti si sono divisi in due gruppi per raggiungere le aree dei lavori. Rigorosamente incappucciati hanno tentato di divellere cancelli e recinzioni e hanno ingaggiato le forze dell’ordine con lanci di pietre, sassi, petardi e bombe carta. L’ennesima conferma della nauseabonda e disgustosa logica del Mondo al Contrario in cui una striminzita minoranza si sente nel diritto di distruggere, impedire, ostacolare, usando metodi violenti e brutali, ciò che la maggioranza ha già da molto tempo deciso, disposto e deliberato. Quello che colpisce ancora di più è che questi facinorosi sono gli stessi da anni, sono ampiamente conosciuti, ma il nostro Mondo al Contrario è stato privato degli strumenti per renderli inoffensivi e metterli nelle condizioni di non nuocere ulteriormente alla società. Fortunatamente, nonostante l’accanimento dei pochi violenti, i lavori vanno avanti ed anche l’ambiente, oltre che la collettività, potrà presto tirare un sospiro di sollievo.»

Qui il delirio è di tale portata che è legittimo chiedersi se l’irritazione delle autorità militari, per le esternazioni del Generale, sia motivata dal principio “USI AD OBBEDIR TACENDO” oppure dai contenuti talmente stravaccati da gettare discredito su tutte le FFAA. Credo la seconda che ho detto. Chiunque abbia seguito la vicenda dell’opposizione al progetto TAV Lione-Torino con un minimo di attenzione potrebbe rispondere efficacemente al Generale, qui mi limito ad alcune osservazioni elementari, ormai acquisite nel dibattito pubblico.

1. la nuova linea TAV Torino-Lione non limiterebbe “le tanto odiate emissioni di CO₂ che attualmente il trasporto su gomma produce“, perché è a tutti noto che la linea merci già esistente lavora ben al di sotto della sua capacità potenziale.

2. Il Generale spara cifre assolute sull’interscambio Italia-Francia, ma dimentica che tale interscambio (già ampiamente soddisfatto da quella che Egli chiama “vecchia linea ferroviaria del Frejus“) non è affatto in fase di crescita, bensì è stazionario.

3. Anche nel caso tale interscambio dovesse avere un’improvvisa e al momento imprevedibile crescita, l’adeguamento della vecchia linea ferroviaria del Frejus potrebbe far fronte alle necessità, ad un costo decisamente inferiore alla realizzazione della nuova TAV Torino-Lione e con minor impatto ambientale, per non parlare dei costi.

4. Il Generale asserisce che “Quale benefico effetto secondario, si apriranno nuove alternative per i passeggeri sulle tratte che da Milano e Torino vanno verso Lione, Marsiglia, Barcellona, Parigi e Bruxelles“, dimostrando di ignorare del tutto che la nuova TAV sarebbe espressamente destinata al solo trasporto merci.

5. Il Generale cita i “facinorosi e violenti dimostranti (che) si sono scagliati ancora contro i cantieri aperti a San Didero e a Chiomonte“, esprimendo in tal modo il più assoluto disprezzo nei confronti del diritto di manifestare il dissenso, anche attraverso azioni di natura sostanzialmente teatrale e simbolica come la rottura di un paio di lucchetti dei cancelli dei cantieri, che appartengono alla tradizione consolidata dell’esercizio della democrazia in Italia.

In conclusione il Generale dimostra di non avere alcuna capacità politica, quindi di mediazione, e di essere quel tipo di uomo capace sì di uccidere un nemico con una matita puntata alla giugulare, ma un bimbo confuso e irritabile nel confronto dialogico. Sia dunque prontamente reintegrato, e spedito in uno dei numerosi teatri di guerra nei quali siamo costretti a restare in obbedienza ai cosiddetti “salvatori“, ma ben lontano dal dibattito politico che si svolge nel nostro amato paese. Un dibattito che può essere anche asprissimo, come in effetti è, ma che non deve degenerare a questo livello infimo, indegno della nostra antica civiltà

Per oggi basta ragazzi, ricominciamo domani. Siamo appena a pag. 59 di 373, seguitemi per ulteriori considerazioni. Viva l’Italia!

Le parole sono pietre miliari

Il libro del Gen. Vannucci viene criticato “da sinistra” con l’argomentazione che nel libro (che mi arriva mercoledì prossimo, quindi mi attengo ai resoconti di stampa) si userebbe il termine “comunismo” per riferirsi a un’area, oggi egemonizzata dal PD ma agognata da ciò che resta del grillismo, alla quale egli ascriverebbe la principale responsabilità dell’inversione di valori che affligge la nostra società. E’ del tutto evidente che il PD, anche per una mole di dichiarazioni ufficiali mai smentite, non ha nulla dicasi nulla a che fare col vero comunismo, anzi si potrebbe affermare che questi eredi del fu PCI siano come preti spretati, particolarmente zelanti nel ripudiare l’errore del passato per accreditarsi presso i nuovi padroni liberali. D’altra parte cerchiamo di capirli: cessati i finanziamenti dell’ex-URSS, qualcosa si doveva pur fare per assicurare un futuro dignitoso a figli e nipoti. E fu subito Capalbio!

Vi è poi una schiera di stramboidi che propagandano l’idea che il comunismo altro non sia che l’esito di un complotto ordito dalle élites massoniche riunite nella Fabian Society per dominare il mondo, con l’aiuto dell’internazionale ebraica. A sostegno della tesi viene presentata al pubblico una selezione di testi, dichiarazioni, documenti, accuratamente scelti per accreditare la narrazione. Dunque, caro popolo, anche quando credi di ribellarti sei in realtà manovrato dalla massoneria cattiva, e non ti resta che affidarti a…. già, a chi? Perché non si capisce a chi ci si possa affidare, se la massoneria cattiva gioca sia per i rossi che per gli azzurri, e all’occorrenza per i neri. Ah sì, bisogna affidarsi al Sacro cuore di Gesù, ma anche alla Gnosi. Miracoli dello stramboidismo, unica religione del tempo!

Resta il fatto che a livello di comunicazione politica oggi, in Italia, dire “comunismo” significa dire Partito Democratico, ma anche M5S. Ma allora il Generale Vannacci, quando parla di “comunismo“, a cosa si riferisce, al comunismo vero o allo stramboidismo imperante? La stessa cosa è avvenuta col termine “sovranismo“, nato in un contesto di riflessione politica che nulla ha mai avuto a che fare con la Lega e col M5S. E non è un caso se io mi firmi “nazionalista arcaico“, come estrema forma di difesa davanti alla continua manipolazione semantica delle parole. Ricordo un’accesa discussione con Stefano D’Andrea, ormai quasi dieci anni fa, nella quale sostenevo la necessità di difendere con le unghie e con i denti il significato della parola “sovranismo“, ma mi sentii rispondere che il fatto che si parlasse di sovranità nel discorso pubblico fosse la cosa più importante. Proposi di organizzare un’azione eclatante in difesa del significato di quella parola, ma non fui ascoltato. Sappiamo come è andata a finire, mentre non abbiamo più notizie del desaparecido Stefano D’Andrea.

Chiarire il significato della parola comunismo, e di socialismo, è un’esigenza imprescindibile che non sembra essere compresa dai tanti (talvolta penso siano troppi) che si agitano sulla scena politica dell’unica vera opposizione che non esiste. In questa confusione possiamo anche rilevare, usando un microscopio a scansione elettronica, la presenza di minuscoli attori che sognano di costruire una nuova e rivoluzionaria visione del mondo sulla quale edificare la Storia del ventunesimo secolo, giacché essi affermano che il novecento sia finito. Ma dove costruire il nuovo, sul terreno melmoso del caos semantico dell’ultimo mezzo secolo? E infine: davvero la Storia fa caso alle date, per cui il ventunesimo secolo è cosa diversa dal ventesimo o dal diciannovesimo?

Nel periglioso oceano della confusione semantica proliferano gli stramboidismi portatori del pensiero laqualunquista, per cui chiunque può essere accusato di essere un gatekeeper, perfino da quelli che, come beati deficienti, si eccitarono per la presenza della signora Schillirò o della magica dottoressa Contorno alle manifestazioni contro il Green Pass.

Mercoledì mi arriva il libro del Gen. Vannucci, lo leggerò cercando di capire cosa egli intenda quando parla di “comunismo“, nel frattempo vi ricordo che le parole sono pietre miliari.